COME SI COMBATTE IL DOPING
Denunciare i pericoli del ricorso al doping non e’ sufficiente. Si devono trovare i modi per prevenirlo e proporre delle soluzioni che permettano agli sportivi di realizzare la loro attività, senza utilizzare delle procedure illecite e mettere a repentaglio la loro salute.
Le alternative al doping consistono in un comportamento logico e razionale di stretta collaborazione tra le diverse figure che ruotano attorno a chi fa sport:dal medico che verifica a che punto e’ l’adattamento agli effetti negativi che comporta una pratica intensiva di attività fisica; dall’allenatore che valuta inizialmente e nel tempo la condizione fisica e il potenziale di miglioramento, fino ad arrivare alle figure del nutrizionista, dello psicologo, fino al massaggiatore e al fisioterapista in quelle squadre e strutture che ne prevedano l’utilizzo. Insomma, le alternative al doping, passano necessariamente attraverso una pianificazione degli obbiettivi dell’allenamento, che tengano in considerazione i tempi di progressione dello sportivo e i suoi eventuali impegni nelle competizioni, in funzione chiaramente della valutazione fisica iniziale. Tale pianificazione deve essere effettuata a breve, medio e lungo termine e deve servire allo sportivo per avere dei riferimenti certi per l’evoluzione della sua carriera. E’ solo tramite una valutazione regolare dei carichi d’allenamento e dei risultati ottenuti, che si ottiene un migliore adattamento all’intensità della pratica sportiva secondo il ritmo di progressione e lo stato di fatica dello sportivo. Quindi un allenamento razionalizzato, ben programmato, adattato al soggetto e verificato, riduce il numero di errori e permette allo sportivo di avanzare ad un migliore livello di performance,sempre in funzione della scelta degli obbiettivi iniziali.
A proposito di buon allenamento
Gli obbiettivi dell’allenamento sono diversi: tecnici, fisici, psicologici, di miglioramento delle capacità tattiche. Ma per raggiungerli bisogna ricordare che la somministrazione errata di carichi di lavoro può portare conseguenze sull’organismo opposte all’effetto ricercato. L’allenamento deve dunque rispettare certi principi ormai verificati dalla fisiologia applicata allo sport. Ma quali sono ? Vediamone alcuni brevemente. Intensità: la quantità di lavoro deve essere aumentata progressivamente in funzione dello sportivo che abbiamo davanti, della sua disponibilità a compierlo e della preparazione fisica che questo possiede in generale. Periodizzazzione:ad un allenamento o a periodi di forte allenamento, devono alternarsi periodi di recupero. Ciò e’ fondamentale per raggiungere la così detta fase di supercompensazione. Rispettare l’aspetto ludico cioe’ del gioco e del divertimento nel fare degli esercizi, significa motivare maggiormente lo sportivo anche nella sfera delle motivazioni psicologiche. E’ indispensabile avere una perfetta conoscenza delle qualità fisiche, metaboliche, tecniche, tattiche e psicologiche richieste. E’ per tale motivo che si deve prevedere una formazione teorica e pratica molto aggiornata da parte degli allenatori: oggi solo attraverso una verifica della teoria dell’allenamento, rimasta in molti settori ancora attaccata alle teorie degli anni 60, e’ possibile garantire quel salto di qualità che porterà a risultati sportivi di tutto rispetto, dimostrando come sia possibile raggiungerli senza dover fare uso di sostanze dopanti. E’ molto importante realizzare differenti tests medico-sportivi sia in laboratorio che sul campo, al fine di determinare il livello di performance e le giuste potenzialità su cui lavorare. Si possono così stabilire gli obiettivi, la loro fattibilità e le qualità da ottimizzare. Si ottiene così una valutazione veritiera della performance che permette di verificare lo sportivo in funzionamento dell’allenamento. Le tecniche informatiche e i programmi che vengono applicati alla medicina dello sport ormai facilitano molto l’inquadramento, l’archiviazione, la riproducibilità e la comunicazione dei dati che a livello internazionale sono in corso di valutazione e che promettono risultati molto incoraggianti. La programmazione dell’allenamento deve evitare l’empirismo e consolidarsi sempre di più su dati certi derivanti dalla ricerca applicata all’attività sportiva. Tale programma si deve sviluppare tenendo presente le differenti componenti che vengono coinvolte durante la performance, avendo presente che queste, non possono essere sviluppate simultaneamente e che alle volte, sono antagoniste tra loro. Fissare degli obiettivi di allenamento deve tenere conto dei desideri dello sportivo che, per rinforzarne la motivazione, dovrà essere coinvolto nella loro determinazione.Questi dovranno essere realizzabili, senza essere troppo facili per non indurre una demotivazione e dovranno derivare dall’analisi della valutazione iniziale delle capacità a breve termine basate su parametri bioenergetici e psicologici. Così come anche gli obbiettivi a medio e lungo termine ( es. ogni trimestre, 2 o 3 stagioni, su una scadenza sportiva o un obiettivo di performance), dovranno tenere in considerazione altri aspetti quali il calendario delle competizioni, i principali cicli di allenamento, l’assestamento dei periodi di recupero, gli impegni extra-sportivi (professionali, scolastici…) guardando con una certa flessibilità ad eventuali cambiamenti dettati per esempio da stanchezza fisica e mentale protratta dal sovrallenamento, oppure piccoli infortuni accorsi durante la pratica sportiva.
Un recupero controllato
Una vera strategia di recupero deve essere attuata soprattutto quando le sedute di allenamento diventano due- tre al giorno, o quando le date delle competizioni sono ravvicinate a tal punto da sovraccaricare lo sportivo di lavoro e surmenage. Il recupero fa parte integrante dell’allenamento poiché è fondamentale per l’ottenimento di un buon risultato. Esso permette all’organismo di assimilare gli effetti benefici dell’esercizio fisico e di poter accettare altre sollecitazioni senza entrare nella fase di superallenamento. Per questo è importante fin da subito correggere eventuali disordini psico-fisici indotti ed evitare altri fattori generatori di fatica. La reidratazione rappresenta uno dei principali ed immediati fattori, ma per essere efficace deve essere precoce e prolungata dopo l’allenamento.
In linea generale apporti in acqua di 3 litri in 24 ore sono sufficienti per garantire una giusta reidratazione dopo intensa attività fisica. Così come l’assunzione di carboidrati permette di ricostruire le riserve di glicogeno muscolare se assunti entro le 2 ore successive, poiché la sintesi di glicogeno è più rapida, dunque più efficace in quel momento. Gli allungamenti muscolari ( stetching) riducono la distruzione muscolare e favoriscono il recupero di elasticità muscolare. L’idroterapia (doccia o bagni caldi), così come i massaggi migliorano il recupero per la loro azione drenante e rilassante. Le tecniche di fisioterapia possono essere utilizzate, ma con la presenza qualificata di un kinesiterapeuta. Le tecniche di rilassamento favoriscono il ritorno alla calma e permettono un sonno di buona qualità dopo un allenamento. Il sonno è indispensabile per un buon recupero e deve essere intenso, regolare e quantitativamente importante tanto più l’allenamento è intenso. Nel quadro di un allenamento pluriquotidiano, una siesta di corta durata (30-40 minuti) può essere utile per alcuni sportivi.
Il rispetto di un’igiene di vita corretta condiziona non soltanto la salute ma anche il rendimento. Tuttavia si deve trovare un compromesso tra la vita “ascetica” che esige la competizione e le sollecitazioni dell’ambiente esterno che sono essenziali per l’equilibrio personale.